IL SISTEMA DELLE RISORSE AMBIENTALI

3.1 - Risorse ambientali
Nei quasi sei milioni di anni nei quali si conosce la vita sulla Terra, l'aumento della popolazione mondiale e le accresciute conoscenze tecnologiche e scientifiche hanno dato all'uomo una sempre maggiore capacità di conoscere l'ambiente e di intervenire su di esso  .
Negli ultimi due secoli, ai consueti e già conosciuti eventi che hanno da sempre segnato la storia del nostro pianeta, se ne sono aggiunti altri; fenomeni complessi che provocano modificazioni dell’ambiente nel quale vivono gli uomini con ripercussioni sulle loro opere e sulla sfera economica, sociale e politica.
Tra le tante attività svolte nella nostra epoca che hanno un significativo impatto sull'ambiente, senza dubbio la più rilevante è l'utilizzo indiscriminato di enormi quantità di risorse energetiche.
Il crescente prelievo di risorse energetiche ha dato vita ad un intenso dibattito volto ad individuare strategie e strumenti per far fronte alla crescente crisi energetica; tematica che ha ormai assunto un’importanza preponderante soprattutto in ambienti scientifici e tecnici.
Le esperienze del passato dimostrano che le attività umane sono state la causa prevalente dei più famosi disastri che hanno caratterizzato la vita del nostro pianeta e che hanno addirittura portato all’estinzione di intere specie.
Infatti, ogni volta che si utilizza l’energia, modificando la materia per ottenere un utile, è inevitabile la produzione di effetti collaterali non voluti sull’ambiente circostante, la cui entità è tuttavia, collegata a quanto e come la si usa.
In particolare, la quantità delle risorse necessarie per alimentare i processi maggiormente energivori delle società industriali incidono in maniera preponderante sull’ambiente e richiedono una seria razionalizzazione delle risorse.
Dal medioevo l’uomo ha utilizzato il carbone ed il petrolio quali fonti di energia primaria per soddisfare i propri bisogni energetici.
Il carbone, in particolare, si prestava quale risorsa certamente più generosa del legno, ampiamente disponibile e sicuramente meno costosa.
Tuttavia, dalla seconda metà del XIX secolo, ed in particolare dagli anni ’50 del secolo scorso, i fabbisogni energetici del pianeta sono cresciuti con una velocità mai conosciuta prima, inducendo l’uomo ad un utilizzo sempre maggiore dei combustibili fossili a scapito dell’ambiente.
La necessità di quantità di energia sempre maggiori ha, infatti, condotto negli ultimi anni ad uno sfruttamento intensivo delle risorse che ne ha provocato la riduzione, facendo sì che esse non riescano ad essere ripristinate nell'ambiente, rompendo gli equilibri naturali della biosfera.
Il ricorso a tali fonti energetiche è poi, associato alla produzione di inquinamento atmosferico sempre crescente, generato in larga parte dall'emissione dei prodotti della combustione e che ha determinato preoccupanti cambiamenti climatici.
I gas inquinanti immessi in atmosfera, prodotti soprattutto dagli autoveicoli, dagli impianti di riscaldamento, dalle centrali termoelettriche, dagli inceneritori e dalle industrie, e che hanno generalmente origine da fenomeni di combustione che liberano nell’atmosfera anidride carbonica, ossidi di carbonio, azoto, zolfo, metano ed altri idrocarburi, provocano gravi forme di inquinamento, sia su scala locale che su scala globale, dando origine a fenomeni capaci di distruggere l’ambiente in cui viviamo e mettere in pericolo la salute dell’uomo.
Tra gli altri, i più comuni sono l'effetto serra e l'assottigliamento dello strato di ozono presente nell'atmosfera, distorsioni capaci di ingenerare gravi cambiamenti climatici e danni per la salute umana.
Ebbene, risulta evidente come la globalizzazione obbliga a renderci conto che viviamo tutti su uno stessa Pianeta e che la comunità internazionale deve affrontare i problemi ambientali che l'eccessivo sfruttamento delle risorse ha causato.

3.2 - Disciplina giuridica
L’ambiente costituisce una delle aree di diritto internazionale che si sono sviluppate di recente: negli anni Settanta l’ambiente è diventato a pieno titolo un tema di politica internazionale e sono state poste le basi per la formazione di accordi multilaterali  .
Dagli anni Ottanta, poi, si è sviluppato un serio dibattito sulle tematiche dell’ecologia e dello sviluppo ambientale accompagnato da una presa di coscienza dei bisogni del Pianeta, quando si è manifestata prepotentemente la necessità di un’inversione di rotta finalizzata all’individuazione di nuove prospettive economiche capaci di rispettare l’ambiente pur senza rinunciare alla crescita economica.
Nel 1987, l’ONU, al fine di garantire i bisogni presenti delle popolazioni senza compromettere quelli delle generazioni future al medesimo utilizzo delle risorse, diffuse uno studio sullo “sviluppo sostenibile” del Pianeta,  studio che puntava essenzialmente ad incentivare politiche agricole e forestali non distruttive per l’ambiente, nonché, all’utilizzo di tecnologie di produzione industriale ed abitative a bassa intensità energetica  .
Una tappa fondamentale di questo sviluppo si è sviluppata nella Conferenza Mondiale sull’Ambiente e sullo Sviluppo Sostenibile tenutasi nel 1992 a Rio De Janeiro in cui si sono riuniti tutti i rappresentanti del governi del mondo e delle organizzazioni non governative impegnate nel settore energetico ed ambientale  .
Furono approvati ben cinque documenti sulla salvaguardia dell’ambiente tra i quali particolare importanza ha assunto l’Agenda 21, contenente un ampio ed articolato programma di azioni del 21° secolo verso la sostenibilità dello sviluppo, soprattutto a livello locale.
Essa prevedeva la possibilità di conferire finanziamenti ai Paesi più deboli per il risanamento degli ambienti più degradati, il ricorso al riciclaggio ed alle energie pulite.
Tra gli attori del processo, un ruolo fondamentale per la salvaguardia del Pianeta veniva conferito alle città ed agli enti locali, istituzioni che, in quanto maggiormente informate sulle condizioni del territorio, possono meglio delle altre formulare strategie e piani di azione ambientale volte a risparmiare e riciclare le risorse naturali, utilizzare le energie rinnovabili e gestire i rifiuti in modo da migliorare la vita dei cittadini.
Tuttavia, a distanza di vari anni è emerso come, nonostante i progressi riscontrabili, gli obiettivi preposti dall’Agenda 21 non sono stati rispettati e le condizioni dell’ambiente risultano peggiorate.
Si rende, quindi, necessaria una trasformazione radicale del sistema energetico mondiale che riguarda il modo di produrre, distribuire e consumare energia in una modalità più sostenibile per il pianeta e più equa per i popoli che lo abitano.
L’obiettivo di contrasto dell’aumento delle emissioni prodotte dall’uso dei combustibili fossili non può che passare attraverso una radicale e continua sostituzione delle fonti di produzione tradizionale e quelle a basso contenuto di carbonio.
Come ben sappiamo, il territorio è costituito dall’ambiente naturale, dall’ambiente artificiale (vale a dire quello che l’uomo ha modificato), dalle relazioni e dalle condizioni di vita che nel corso del tempo si sono consolidate in esso. Purtroppo, o per fortuna, l’uomo tende spesso a modificare l’ambiente.
Si deve dire, a tal proposito, che gli interventi apportati sul territorio implicano inevitabilmente lo sfruttamento e l’utilizzo delle sue risorse, come ad esempio il consumo di suolo per costruire case ed edifici in genere, oppure i prelievi di acqua per usi potabili, l’abbattimento di boschi.
Dunque, da ciò si evince che le attività dell’uomo volte al miglioramento delle proprie condizioni di vita, in realtà, danno luogo ad un consumo sempre maggiore delle risorse territoriali in cui l’uomo stesso vive.

 

Le risorse ambientali di un territorio possono essere suddivise come segue:
1. risorse naturali, ossia quelle strettamente connesse alla natura (acqua, suolo, flora-fauna, fiumi);
2. risorse storico-culturali, ossia quelle prodotte dall’uomo (centro storico, rete ferroviaria, patrimonio residenziale, parchi).

 

Il rapporto di scambio che sussiste tra l’uomo e la natura ha subito importanti trasformazioni; infatti ad oggi esso risulta essere fortemente squilibrato a danno della natura. Difatti, nelle migliori delle ipotesi, i progetti di pianificazione urbanistica e territoriale hanno posto dei vincoli allo sfruttamento selvaggio delle risorse ambientali, non preoccupandosi, però, dei dannosissimi effetti che lo sviluppo di alcune tipologie di insediamenti avrebbero potuto provocare.
Pertanto, dopo l’emergere della questione ecologica, avvenuta in seguito alla crisi ambientale ed energetica, sono stati riproposti nuovi temi inerenti la tutela e la protezione dell’ambiente.
Di conseguenza, da una cultura incentrata sul concetto di vincolo si è avuto il passaggio ad una visione che focalizza l’attenzione sull’utilizzo razionale delle risorse ambientali.

3.3 - ARPACAL
In attuazione della L. 61/94, la Legge della Regione Calabria n. 20 del 3 agosto 1999 ha istituito L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (ARPACAL), che “opera per la tutela, il controllo, il recupero dell’ambiente e per la prevenzione e promozione della salute collettiva, perseguendo l’obiettivo dell’utilizzo integrato e coordinato delle risorse, al fine dell’individuazione e rimozione dei fattori di rischio per l’uomo, per la fauna, per la flora e per l’ambiente fisico” e persegue i seguenti obiettivi strategici:
1.    Supportare l’azione di governo regionale;
2.    Razionalizzare le attività di controllo sulle fonti di pressione ambientale;
3.    Implementare l’attività di monitoraggio ambientale;
4.    Contribuire allo sviluppo di una nuova cultura diffondendo l’informazione ambientale;
5.    Sviluppare attività di ricerca e promuovere la cultura dell’innovazione.
Gli obiettivi strategici dell’Agenzia sono garantiti attraverso la prevenzione (con la ricerca, la formazione, l’informazione e l’educazione ambientale) e la protezione (con i controlli ambientali per la tutela della salute della popolazione e la sicurezza del territorio).
L’Arpacal fa parte della Rete delle Agenzie ambientali, composta dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale) e dalle Agenzie regionali (ARPA) e provinciali (APPA). Le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente rappresentano un esempio consolidato di sistema federativo, che coniuga conoscenza del territorio e dei problemi ambientali locali con le politiche nazionali e comunitarie di protezione dell'ambiente. L’ARPACAL è presente sul territorio regionale con una Direzione Generale, con funzione di indirizzo strategico e coordinamento, cinque Dipartimenti provinciali e cinque Centri Specializzati di livello regionale.
L’attività di controllo e monitoraggio sul territorio è garantita dai Dipartimenti Provinciali che sono dotati di attrezzature scientifiche, beni mobili e immobili. La dotazione strumentale ha permesso di organizzare laboratori chimici, bionaturalistici e fisici di alto livello, atti a fornire risposte a diverse utenze pubbliche (comuni, province, procure, Asp e privati). Nei dipartimenti provinciali operano i servizi tematici con funzioni di controllo territoriale e di monitoraggio delle diverse matrici ambientali. Ulteriori competenze affidate dalla normativa vigente spaziano dalle attività in tema di tutela delle acque dall’inquinamento, attività nella gestione rifiuti e bonifica siti contaminati, controllo delle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, nonché attività in materia di inquinamento atmosferico.


Tali attività si espletano mediante:
- campionamenti, misure, analisi di laboratorio, elaborazioni e valutazioni, documentazioni tecniche connesse all’esercizio delle funzioni di protezione ambientale;
- ispezioni e relazioni rivolti specificatamente alla salvaguardia dell’ambiente;
- supporto tecnico-scientifico nei confronti delle Amministrazioni pubbliche;
- attività di ricerca, indagine e studio;
- informazione e comunicazione.