IL SISTEMA ACQUA

4.1 - L’acqua
L’acqua è un elemento naturale che si trova sulla terra, non ha gusto ne odore, è trasparente e ricopre la maggior parte del pianeta in forma di oceani, fiumi e laghi; copre il 70% della superficie del globo terrestre ed il 97% di questa percentuale è costituita da oceani. Si presenta in tre stati: liquido, solido e vapore. La sua presenza è molto importante per tutti gli esseri viventi, i quali ne hanno bisogno per sopravvivere. Gli animali e gli esseri umani l’assumono bevendo, mentre le piante l’assorbono dall’ambiente circostante.
L’acqua sulla terra cambia costantemente forma a causa di un processo denominato il ciclo dell’acqua. Tutta l’acqua del pianeta, passa attraverso questo ciclo le cui fasi principali sono: evaporazione, condensazione, precipitazione ed accumulazione. L’evaporazione avviene quando il sole riscalda l’acqua trasformandola in vapore. Questo sale verso l’alto e quando la temperatura diminuisce, l’acqua diventa “condensa” dando origine alle nubi. La fase successiva è quella delle precipitazioni, grandine o neve, che cade nuovamente dando inizio ad un nuovo ciclo.
L’uomo, per lottare contro la fame e le malattie e per raggiungere crescenti livelli di benessere, ha modificato profondamente l’ambiente in cui vive. Lo sviluppo dei concentramenti urbani e degli stabilimenti industriali, l’incremento della motorizzazione e l’impiego di prodotti chimici nell’agricoltura hanno accresciuto assai rapidamente la massa dei prodotti elaborati e delle relative scorie creando inquinamento. L’uso delle risorse idriche pone dal punto di vista ambientale una duplice problematica: da una parte, la costante crescita delle attività socioeconomiche sta generando fabbisogni crescenti di acqua potabile; e dall’altra, il maggior impiego di questa risorsa nelle attività economico-produttive tende ad aumentare la quantità di agenti inquinanti che tramite l’acqua si riversano nell’ecosistema. Questa duplice problematica ha finito dunque per generare un duplice ordine di conseguenze: infatti, se l’aumento dei consumi idrici ha da tempo trasformato l’acqua in una risorsa sempre meno disponibile e quindi sempre più scarsa, l’aumento degli agenti inquinanti che si riversano nell’ambiente, pone la necessità di incrementare sempre più gli interventi per favorire la tutela di questa risorsa.

4.2 - Disciplina giuridica
I laghi, i fiumi, i torrenti e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia, fanno parte del demanio idrico, previsto espressamente all’articolo 822 del codice civile. La gestione delle acque pubbliche avviene in base a una ripartizione di competenze tra Stato, regioni ed enti locali. A tal proposito il D.Lgs 112/1998, attribuisce alle regioni e agli enti locali una competenza generale sulla gestione del demanio idrico con conferimento di tutte le funzioni non espressamente riservate allo Stato.
Negli ultimi anni si è manifestata una progressiva riduzione delle risorse idriche e si è evidenziata, a livello comunitario e internazionale, la necessità di una maggiore salvaguardia e tutela del bene-acqua, di uno sfruttamento razionale di esso nell’ambito di un progetto di gestione globale, da un punto di vista quantitativo e qualitativo. In linea con tale tendenza, la legge Galli del 5 gennaio 1994 n°36, ha provveduto all’ampliamento della categoria delle acque pubbliche e ha affermato che l’utilizzazione delle stesse deve essere effettuata secondo criteri di solidarietà in modo da tutelare le aspettative e i diritti delle generazioni future. A tal fine gli usi delle acque devono essere indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse, per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche. In particolare, l’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri e qualsiasi ulteriore utilizzazione è subordinata alla soddisfazione di tale bisogno e alla non alterazione della qualità dell’acqua.
In ambito europeo il quadro degli impegni in materia di acque è contenuto nella direttiva quadro 2000/60/CE, che segna una profonda riforma della legislazione comunitaria sia per quanto riguarda la tutela dei corpi idrici che per quanto riguarda gli aspetti amministrativi e di gestione della risorsa. L’obiettivo della direttiva è quello di fornire un quadro di protezione delle acque che ne impedisca un ulteriore deterioramento qualitativo e quantitativo e consenta il raggiungimento del “buono stato” per tutti i corpi idrici entro il 2015. La direttiva rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di risanamento e tutela delle acque del territorio europeo svolgendo un ruolo di cerniera tra le politiche comunitarie di settore passate e future.
L’Italia ha recepito la Direttiva Europea con il D.Lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale” e le s.m.i.; la terza parte del decreto costituisce il riferimento normativo in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche. Il decreto riprende sostanzialmente le disposizioni normative esistenti (Legge183/89 sulla difesa del suolo, legge36/94 sulla regolazione dei servizi idrici e D.Lgs.152/99 sulla tutela delle acque dall’inquinamento), unificandole, risultando sostanzialmente coerente con quanto disposto dalla direttiva 2000/60/CE.

4.3 - Sostenibilità
L’uomo usa l’acqua in molti modi, il principale per bere ma anche per l’industria, la pesca, l’agricoltura, così come per le attività quotidiane quali pulizia, lavaggio, innaffiamento, cucina, etc. Ognuno di noi tende ad usare l’acqua come una sostanza illimitatamente disponibile. Tutto ciò è frutto di una cattiva informazione sulla sempre peggiore condizione qualitativa e quantitativa delle fonti idriche.
Si stima che entro il 2050 il settore industriale aumenterà la richiesta di acqua del 150%. Risparmiare acqua significa anche risparmio a livello economico. Oltre ad adottare misure tecnologiche specifiche per ogni tipo di industria, si possono mettere in atto accorgimenti come il riuso e il riciclo. Per riuso si intende l’uso di acque di scarico previa bonifica, come ad esempio le acque reflue municipali trattate per irrigazione delle zone verdi. Per riciclo, invece, si intende il riutilizzo dell’acqua per la stessa applicazione per la quale è stata utilizzata.
Anche in campo agricolo avviene un notevole spreco della risorsa idrica. Possiamo notare infatti come gran parte dell’acqua attinta per scopi irrigui non arriva alle colture e viene persa per evapotraspirazione e per infiltrazione nel terreno. Una precisa valutazione dei volumi d’acqua e dei tempi di irrigazione  ne renderebbero più efficiente l’uso. A tale scopo sono stati ideati dei software che indicano giornalmente agli agricoltori quando e quanto irrigare le diverse colture.
Ancora, il riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione rappresenta una possibilità che offre grandi vantaggi, soprattutto a fronte della crescente urbanizzazione. Le acque reflue urbane, opportunamente trattate, possono essere convogliate verso le aree agricole per l’irrigazione.
Infine l’irrigazione a goccia rappresenta uno dei metodi irrigui più efficienti e sostenibili perché permette di indirizzare l’acqua solo dove serve, ovvero alla base della pianta, vicino alle radici.
A fronte di un depauperamento massiccio della risorsa idrica, l’assemblea delle Nazioni Unite (ONU) nel 1993 ha istituito la “Giornata Mondiale dell’Acqua” da celebrarsi il 22 Marzo di ogni anno.
In tale data, ogni paese è invitato a promuovere attività finalizzate alla sensibilizzazione di tutte le persone ai problemi inerenti la “risorsa” acqua  conferendo ad essa il riconoscimento del suo inestimabile valore con lo scopo ultimo di ribadire la necessità di una corretta utilizzazione, sia per la salute umana, sia per una migliore tutela dell’ambiente. Tale sensibilizzazione può avvenire attraverso diverse forme quali: manifestazioni, congressi, conferenze, seminari, tavole rotonde di approfondimento e confronto, giornate di studio, esposizioni, incontri con gli studenti, visite guidate presso strutture che operano nel settore idrico (come impianti di potabilizzazione e depurazione, di estrazione e confezionamento delle acque minerali naturali), escursione presso sorgenti (o bacini naturali, artificiali, dighe, opere di captazione, ecc), diffusione di opuscoli informativi o di notizie e dati attraverso programmi radiofonici e televisivi, ecc. da attuare sinergicamente. Sicuramente un ottimo strumento in grado di far assumere atteggiamenti coscienziosi e corretti è costituito dalle diverse attività che si possono creare nelle scuole di ogni ordine e grado. Considerando che la maggior parte degli alunni esce dalla scuola ignorando quelli che sono i più elementari principi che regolano e preservano le risorse idriche, bisognerebbe far capire loro, invece, che gli artefici di tale degrado non sono gli “altri” ma che siamo tutti noi.
Vediamo quali possono essere le Buone Pratiche, nell’uso personale e domestico, da mettere in atto quotidianamente per sensibilizzare alla sostenibilità e ad un uso razionale della risorsa acqua.


a) Preferire l’acqua di rubinetto a quella in bottiglia
Preferire l’acqua di rubinetto significa ridurre l’uso del petrolio per fabbricare le bottiglie di plastica e far risparmiare all’ambiente le emissioni di inquinanti prodotte dal trasporto dell’acqua in bottiglia per mezzo di camion;

b) Preferire l’uso della doccia
Preferire la doccia al bagno, significa risparmiare fino a 150 litri d’acqua;

c) Niente sprechi
Lasciare aperto il rubinetto quando non è necessario, porta ad un consumo inutile di circa 2.500 litri/anno per persona. Applicare ai rubinetti i “frangigetto”, che miscelano aria e acqua, fa risparmiare fino a 6.000 litri ogni anno.;

d) Occhio allo scarico
Utilizzare il gettito d’acqua ridotto per lo scarico del wc; non gettare nel WC sostanze inquinanti, come medicinali, vernici, solventi e qualsiasi altro rifiuto;

e) Elettrodomestici a pieno carico
Utilizzare elettrodomestici come lavatrice e lavastoviglie a pieno carico riduce sensibilmente il consumo di acqua con un risparmio da 40  a 80 litri al giorno;

f) Riutilizzo dell’acqua
Riutilizzare l’acqua usata per lavare frutta e verdura, per innaffiare i fiori e le piante di casa porta ad un risparmio di 6.000 litri di acqua all’anno. Inoltre, in estate bagnare le piante la sera evita l’evaporazione dell’acqua inevitabile nelle ore più calde.

4.4 - Peculiarità
Per introdurre l’argomento di questo paragrafo dobbiamo far prima riferimento all’idrosfera, ossia l’insieme delle acque del globo terrestre: acque marine (oceani e mari), continentali fermi (laghi e paludi) o correnti (fiumi e torrenti), solidificati (ghiacciai), evaporate nell’atmosfera, sotterranee. Tra tutte queste forme che assume l’acqua esiste il cosiddetto ciclo idrologico, ossia un complesso dinamico che consente il passaggio da uno stato all’altro. Per una migliore gestione delle acque direttamente dall’uomo, si fa riferimento ai corpi idrici. Per corpo idrico si intende “qualsiasi massa d’acqua che, indipendentemente dalla sua entità, presenta proprie caratteristiche idrologiche, fisiche, chimiche e biologiche, e sia, o possa essere, suscettibile a uno o più impieghi”.

 

Oggi i corpi idrici superficiali subiscono fenomeni di degrado, dovuti principalmente ad attività umane ascrivibili a cambiamenti idrologici e ad alterazioni chimiche fisiche e biologiche (vari tipi di inquinamento) :
- chimiche: immissione di sostanze chimiche, organiche e inorganiche, che modificano le proprietà fisiche dell’acqua;
- fisiche: in caso di notevoli variazioni di portata, di sottrazione o di aggiunta di calore, di immissione di rifiuti solidi, che modificano le proprietà fisiche dell’acqua (colore, temperatura, torbidità, trasparenza, ecc);
- biologiche: immissione di organismi patogeni quali batteri, virus, parassiti.


Pertanto, le informazioni da raccogliere per la qualità dei corpi idrici come indicatori ambientali sono:
-    clima;
-    dinamica dei flussi;
-    dinamica del reticolo idrografico;
-    utilizzazione delle acque;
-    zone umide;
-    qualità delle acque superficiali;
-    fonti di inquinamento;
-    aspetti normativi;

 

Per poter comprendere lo stato delle risorse idriche della Regione Calabria, in particolar modo del territorio di Reggio Calabria, è stato ha censito e catalogato lo stato di qualità dei corpi idrici ricavato da alcuni studi ed indagini condotte in passato dagli Enti e dalle Istituzioni che si occupano del settore .
Lo scopo di tale lavoro è stato quello di definire un quadro informativo di base, così da poter effettuare una più corretta pianificazione ed un dimensionamento del sistema di monitoraggio più idoneo.
Per quanto concerne i corpi idrici superficiali, questi, dal punto di vista qualitativo, sono stati oggetto di monitoraggio sistematico effettuato ad opera dei PMP (Project Management Professional) di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, da indagini effettuate dalle varie ASP e da studi condotti dalle Università.
Poiché non è stato possibile ottenere informazioni per tutti i corsi di acqua presenti nella Regione, la conoscenza sullo stato di qualità degli stessi è stata limitata ad una porzione della rete idrografica regionale. Pertanto, dei 42 corpi idrici designati dalla Regione ad essere tutelati per garantire la vita dei pesci, 18 sono risultati classificabili dall’ANPA (Associazione Nazionale Produttori Agricoli) e solamente 1 è risultato conforme ai criteri di qualità previsti (i restanti 17 sono risultati conformi con riserva).
La stessa carenza di informazioni ha riguardato anche i laghi e gli invasi artificiali. Infatti, i dati a disposizione riguardano le acque in ingresso agli impianti di potabilizzazione della Regione Calabria, derivanti dai corsi di acqua superficiali e dagli invasi ad uso idropotabile.
In ogni caso, dai risultati non emergono particolari situazioni di crisi, specialmente in riferimento al possibile rischio di eutrofizzazione dei bacini interessanti per la presenza eccessiva di nitrati , inquinanti provenienti da fonti agricole.
È importante sottolineare che, però, le acque dolci sono presenti sulla superficie terrestre nei fiumi, nei laghi e nei corpi idrici artificiali (invasi e canali); le acque si caricano poi di sostanze organiche ed inorganiche e di inquinanti in funzione dell'uso prevalente (agricolo, industriale, urbano) del territorio attraversato . È quindi ovvio che, indirettamente, questi organismi sono fonte di energia per alcuni erbivori che a loro volta sono cibo per carnivori tra cui anche l’uomo. Di conseguenza ogni inquinante per l’acqua è anche un inquinante per l’uomo.

 

Pertanto, Arpacal, che si occupa anche del problema acqua mira a:
- impedire un ulteriore deterioramento per proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici sotto il profilo del fabbisogno idrico;
- agevolare un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili;
- proteggere e migliorare l'ambiente acquatico, anche attraverso misure specifiche per la graduale riduzione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite degli inquinanti specifici e delle sostanze "prioritarie" e "prioritarie pericolose" individuate dalla normativa europea l'arresto o la graduale eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze prioritarie pericolose;
- assicurare la graduale riduzione dell'inquinamento delle acque sotterranee;
- contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità;
- garantire una fornitura sufficiente di acque superficiali e sotterranee di buona qualità per un utilizzo idrico sostenibile, equilibrato ed equo.


Invece, in relazione alle acque marine costiere si ha un maggiore conoscenza circa lo stato qualitativo della risorsa acqua, grazie ai numerosi programmi stilati per la valutazione delle condizioni ambientali delle acque marine calabresi. In particolare, le attività contenute in tali progetti sono volte alla definizione delle caratteristiche idrodinamiche ed idrologiche, della distribuzione dei principali micronutrienti e di ulteriori parametri dell’oceanografia chimica, della caratterizzazione delle biocenosi planctoniche e delle popolazioni microbiche marine. Inoltre, con l’analisi degli organismi patogeni e dei fenomeni di contaminazione microbiologica è stato possibile anche comprendere la fisionomia e le caratteristiche generali del sistema marino costiero della Regione, definendo, al contempo, anche le aree maggiormente contaminate e quindi a maggiore rischio igienico-sanitario-ambientale.


Dai dati a disposizione è emerso che le aree critiche della Regione sono le seguenti :
- area antistante il comune di Vibo Marina;
- area antistante la foce del fiume Mesima;
- area antistante la frazione di Pellaro;
- area antistante il comune di Caulonia;
- area antistanti il comune di Crotone.

 

Invece, le aree da tenere sotto controllo sono :
- area antistante il comune di Paola (per il mar Tirreno);
- area Marina Protetta di Capo Rizzuto, zona A (per il mar Ionio).